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Alessandra  Mosca  Amapola

             Attrice. Regista. Performer. Documentarista.

                                     Dominata dalla fame.

Sono nata  da un viaggio. Ho sempre viaggiato sin da bambina grazie a mia madre che mi ha fatto vivere il viaggio come un aspetto naturale della vita. Viaggiando mi sono appassionata a tutti i posti che ho visitato trovando in ogni paese una fonte inesauribile di bellezza e stimoli che hanno fortemente condizionato la mia produzione e i miei gusti.

Numerosi i paesi che mi sono rimasti nel cuore e che hanno segnato la mia creazione artistica  ma più di tutti l’Argentina, la Turchia,  l’Uruguay. L’amore per questi paesi ed i lunghi periodi che vi ho trascorso mi hanno aiutata ad intrecciare amicizie indelebili che hanno cominciato a mutare in una sorta di radici affettive scelte da me per identificazione amorosa e affinità elettive.

In questi luoghi scelti dall’anima ho avuto ispirazioni di lavori che mi hanno accompagnata per il resto della mia vita.

Ho vissuto e lavorato a Parigi, Dublino, l’Avana, Buenos Aires e Montevideo ed è proprio qui che ho conosciuto la poesia del poeta Uruguaiano Mario Benedetti che ha fatto nascere in me la voglia di girare un documentario su di lui: Mario Benedetti y otras sorpresas.

In Turchia ho realizzato un video che ne racconta l’arte, l’architettura, la musica e i paesaggi: Sons of Anatolia.

Ho trascorso la mia vita a studiare le lingue e recitazione avendo la fortuna di collaborare  con maestri del teatro contemporaneo che hanno contribuito in maniera fondamentale a determinare preferenze e scelte artistiche-Giancarlo Sepe,

Dominique de Fazio, Tapa Sudana.

Personali vicende familiari mi hanno portata ad indagare gli oscuri corridoi della mente umana, ad analizzare fenomeni come la depressione e i disagi psichici.

Da qui è nata la regia di #Limbo, uno spettacolo/performance sul disagio psichico delle donne negli ex manicomi in collaborazione con la visionaria scultrice americana Kirsten Stingle presentato al Macro in occasione della giornata d’apertura di Chromatica Festival delle Arti.

M’ispiro alle donne, alle madri,  che con il loro sforzo quotidiano hanno cambiato e continuano a cambiare il mondo.

Innamorata di Pina Bausch, ho sempre camminato su difficili e scomodi terreni di un Teatro di vera sperimentazione.

I ruoli che mi hanno più segnata sono Medea senza dubbio per “Medea: tracce”, regia di Lucia Calamaro, Madame De Merteuil in  “Le Relazioni pericolose”,  regia di Massimiliano Marano. Gli spettacoli corali con Chiara Guidi di Societas Raffaello Sanzio.

Ho una passione innata per la poesia e letteratura che mi ha portato ad occuparmi spesso di presentazioni di libri. Adoro conoscere una storia attraverso  i racconti degli altri. Spesso quando viaggio m’informo pochissimo sui luoghi che visito proprio per avere il piacere di farmeli raccontare dalle persone del luogo.

I libri sono i viaggi che fai da fermo ed infatti l’incipit del video sulla Turchia inizia con la voce di  mio figlio Zion che legge questa frase di Josef Koudelka che parla dei viaggi e che io amo trasferire anche ai libri.

Quando vivi in un Luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla.

Io viaggio per non diventare cieco.

Molte collaborazioni fotografiche hanno arricchito il mio lavoro attoriale ed emotivo, cito le più significative:

Gianni Girolami, Paolo Soriani, Emanuele Giacomini, Stefano Tommasi.

Oggi abito la poesia con una forte gratitudine alla vita.
 

Dicono di me:

 

“Eclettica e versatile, un’artista a tutto tondo che trova nell’arte la sua casa, il suo rifugio, il suo parco giochi.

Ha vissuto e continua a vivere mille esistenze attraverso i personaggi che interpreta, i video che crea, le collaborazioni con artisti da tutto il mondo.

Fotografi, pittori, scultori, scrittori, videomaker, musicisti, ecc. divengono le sue braccia, gambe, mani… ulteriori estensioni di un abbraccio corale creativo. 

La complessità espressiva  è il tratto che più di altri caratterizza le avanguardie artistiche, essenzialmente interessate a quell’energia impetuosa e ingovernabile che attraversa ogni esistenza, ogni narrazione.

 

Quando il corpo stesso diviene l'area di lotta della presenza nel mondo, il dramma narrativo che incarna al suo interno affiora come un relitto fantasmatico e perturbante.”

 

Massimo Montaldi

Antropologo

                     Alessandra Mosca Amapola

                                              in

                                 La Passeggiata

                                        di Leone Monteduro

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